La dipendenza da cibo: Disturbi della Condotta Alimentare
Una serie di patologie in crescente diffusione hanno in comune gravi carenze a livello di struttura personologica. Sono in genere personalità mancanti di una percezione di sé basata su un solido e autonomo sentimento di autostima. La perdurante sensazione di “vuoto” percepita viene così riempita con la ricerca, spesso compulsiva, di piaceri a pronta disponibilità e rapido consumo. Si arriva per questa via alle Dipendenze: da cibo, da alcool, da gioco di azzardo, da uso di internet a fini sessuali-voyeuristici. La mancanza di un proprio fondamento non permette loro di fare proprio un progetto di vita costruito passo dopo passo misurandosi sul terreno, spesso accidentato, della vita reale.
Sempre nell’ambito di queste personalità si coglie, con crescente frequenza, una tipologia c.d “borderline” che abbina alla perdurante sensazione di “vuoto” una incapacità a controllare i propri impulsi aggressivi sia verso se che verso gli altri. Non conoscono un modo “proporzionato” di esserci: amano in modo morboso salvo poi distruggere i propri oggetti di amore e con essi se medesimi, se non corrispondono ai propri morbosi bisogni. Questo assetto di personalità sottende spesso le Tossicodipendenze.
Un discorso a parte meritano i Disturbi della Condotta Alimentare con origine e natura complesse di cui la condotta alimentare abnorme rappresenta solo la punta dell’iceberg. All’esaltazione del corpo perfetto come elemento indispensabile per il successo, veicolata dai mass media, fa da spalla in queste ragazze adolescenti – età e sesso più colpiti – un profondo sentimento di disistima, una paura a vivere le proprie emozioni e le proprie imperfezioni.
Le anoressiche pure, c.d restrittive, sono spesso ragazze di successo, con tratti ossessivo-perfezionistici a difesa di profondi vissuti di inadeguatezza verso il mondo e la vita. Il proprio corpo, ovvero la propria capacità di controllarne il peso e la forma, diventa allora l’unico punto di forza: più dimagriscono e più si sentono forti. L’ideale è una dimensione “ascetica” di esistere nella quale si possano diluire o sublimare ogni spinta istintuale ed ogni emozione, vissute come pericolose e ostinatamente controllate.
Le bulimiche invece, ad oggi più frequenti specie nelle forme miste anoressico-bulimiche, vivono in una situazione di continuo conflitto tra gli opposti, al quale non trovano soluzione: tra controllo e lasciarsi andare, tra bisogno di affermazione di sé e quindi adesione ai modelli sociali proposti ( competitività, corpo perfetto, autonomia) da un lato e bisogno di dipendenza, protezione, sentirsi amata e considerata dall’altro. L’angoscia che ne deriva è agita con l’abbuffata di cibo, alla quale poi si cerca di porre rimedio con le condotte di eliminazione, con l’esercizio fisico esagerato oppure con il digiuno. Così facendo il proprio corpo rimane su un peso normale, permettendo loro spesso di tenere nascosto il proprio disturbo a lungo.
C’è infine il disturbo da Abbuffate Compulsive. Questo è più tipico di donne in età adulto-matura con pervasivi vissuti di frustrazione e con personalità, più spesso, passivo-evitante. Qui c’è una resa totale verso sé e verso la considerazione dell’altro, rimane solo la consolazione del cibo che diventa allora dipendenza da questo.